Quando si pensa alla corrente punk si tende mediamente a visualizzare immagini di personaggi trasandati e colmi di rabbia che ciondolano ai bordi delle strade. Creste colorate, chiodi, catene e spuntoni metallici di ogni genere e forma, pienamente in linea col significato letterale del termine “punk”, ovvero “di poco conto”, “da due soldi”. In ambito musicale gli esponenti internazionali più pop nella storia forse hanno tenuto fede alle aspettative presentando una musica, tecnicamente parlando, molto grezza ma indubbiamente altrettanto ribelle e, soprattutto, diretta. Penso naturalmente e formazioni come i Sex Pistols e ai Ramones. In seguito fu coniata la corrente New Wave nella quale i critici del tempo riversarono ad ampio raggio rappresentanti anche molto diversi tra loro che in comune presentavano anche solo qualche legame stilistico col “vecchio” punk. A cavallo tra queste due correnti troviamo, in Italia, i Decibel. Spartiacque tra i due stili .
A Le Roi di Torino i Decibel di Ruggeri, Muzio e Capeccia, assieme al batterista Massimiliano Agati, al bassista Lorenzo Poli e alla chitarra di Paolo Zanetti, hanno regalato un’esibizione caratterizzata da una riuscitissima fusione di ingredienti stilistici e musicali. L’eleganza è stata il vero filo conduttore di una serata che vedeva fondersi perfettamente in tal senso la proposta musicale e il pubblico in sala, entrambi rigorosamente in camicia e cravatta. A partire dall’apertura; dai colpi di spazzola a dare il ritmo ad una inattesa “Walk on the wild side”, pezzo storico di Lou Reed. Un ingresso che li riassume pienamente perché ricordiamo quanto quel brano raccontasse di riscatti e di rivincite, di transessuali, prostitute, pugili clandestini, drogati e di tutte quelle minoranze tanto care ai princìpi della band. Gli “antipop” ostinatamente distanti dalla “musica imperante”. Emarginati che invitano gli ascoltatori ad abbandonarsi al lato selvaggio della vita con un tiepido e irriverente ma carico di promesse “doo, doo, doo”. Seguono ad intermittenza nuovi brani e vecchi successi, riproposti in arrangiamenti decisamente più moderni e aggressivi. Citiamo tra i tanti “Superstar”, brano incentrato sulla psicologia del killer di John Lennon nel cui riarrangiamento si possono cogliere apprezzabili rimandi alla linea melodica del sinth di Light my fire dei Doors e alla ritmica in chiusura di “Gimmie Some Loving”. Tra le cover spunta anche un gradevolissimo omaggio a David Bowie con l’intimista “The man who sold the world”. Non crediamo tale inserimento sia stato casuale; pareva lasciar intendere che “dopo tanti anni i Decibel sono ancora qui ma ancora non hanno finito di cercare tutti i pezzi della loro vita per assemblarli”. La serata prosegue alzando volumi e BPM con pezzi, sempre in alternanza tra classici e nuovi, più sostenuti e caratterizzati nei nuovi arrangiamenti da chitarre distorte molto più presenti rispetto il passato e suoni di moog decisamente più corposi, fino alla chiusura della scaletta col successo “Pernod”. Il “bis” è da leggenda: si sussegue un trittico composto da “Vivo da re”, “Contessa” e, infine, My My Generation col pubblico che, definitivamente liberato del “manierismo da teatro” che lo aveva voluto inchiodato alla sedia sino a poco prima, si è accalcato sotto il palco per cantare e dimenarsi assieme al mattatore della serata Ruggeri. Missione compiuta. La sostanza dei contenuti vince la forma, la spoglia di qualsiasi status e le sottrae ogni significato stilistico. Il senso di ribellione raccontato in camicia e cravatta ha fatto invece alzare le creste che, seppur prive di colori sgargianti, hanno infine dominato la scena.
La Photogallery della serata a cura di Letizia Reynaud per MusicandtheCityMagazine
Carl Brave + Mara Sattei @ Stupinigi Sonic Parl - 20 luglio 2022