di Giovanni Errera
Era una mattina d’estate ed roto sulla mia terrazza in sicilia ad osservare l’incredibile panorama di sempre, quello che ti mette pace nell’anima e ti ispira alla prossima canzone.
Sfogliando Facebook mi accorsi che tra le foto c’era qualcuno che conoscevo e mi soffermai su quella foto riconoscendo quegli occhi.
Già , era una mia allieva di Castrocaro , festival di cui mi sono occupato per sette anni , che sei anni prima alla fine della lezione stette ferma a guardarmi per minuti con gli occhi spalancati e densa dire una parola.
Quello sguardo mi rimase sempre impresso e non l’ho mai dimenticato chiedendomi fino a poco tempo fa cosa sarebbe stato dietro quegli occhi.
Ed ecco che vidi la sua foto e mi rivenne in mente quel momento , e leggendo le sue parole mi commossi .
Erano parole d’amore dolcissime , di quelle fatte con il cuore , e non so dirvi come è perché ma qualcosa mi dissi che dovevo chiamare tutti i miei collaboratori e dire loro che avrei dovuto scrivere un brano per Azzurra e che doveva essere il più bello che avessi mai scritto fino a quel momento e chiesi dunque se erano disposti a collaborare con me in forma gratuita per questa canzone.
Tutti mi dissero di si .
Ora entra in gioco un personaggio che si chiama Padre Pio. Già… sono credente ma non potevo credere che nella vita ci fossero così tante
coincidenze, chiamiamole così, che mi lasciassero a bocca aperta.
Due anni fa infatti tramite Sonia Rea del mio studio conobbi Irene Gaeta.
Irene è la veggente vivente che vede abitualmente Padre Pio e parla con lui.
La conobbi in occasione di un grande progetto per un ospedale in Calabria , cittadella di Padre Pio, e avevo una piacevole sensazione quando parlavo con lei persona semplice ed umile.
L’ultima volta che ci vedemmo infatti era proprio per un ricevimento per l’apertura di questo progetto.
Senza dire nulla quel giorno misi dentro una busta quelli che avevo e lo consegnai ad un suo collaboratore e dissi di non dire ad Irene che avessi fatto questo.
Più avanti capirete perché questo paragrafo su Irene Gaeta.
Lei tra un discorso ed un altro mi disse che mi sarei dovuto occupare di alcuni personaggi anche piuttosto famosi per aiutarli devoti a Padre Pio.
Così feci ma la delusione fu grande quando con le mie forze e a mie spese li tirai fuori da un lungo periodo buio della loro vita artistica e poi alla prima occasione di notorietà mi voltarono le spalle… mi chiesi e questi sono quelli che credono in padre pio?
Bhe ecco da li un po’ di sfiducia mi si abbatté addosso e non ebbi poi tempo per rincontrare Irene per raccontarle l’accaduto.
Ora quel giorno sulla mia terrazza qualcosa mi spinse verso quelle foto e Azzurra , così dopo aver sentito gli altri collaboratori le mandai un messaggio.
Non era facile la cosa perché Azzurra aveva ed ha un melanoma diffuso , il più terribile dei tumori , e la cosa era molto delicata.
Presi coraggio e le scrissi “ ciao Azzurra ti ricordi di me? Voglio scrivere un brano per te”
Mi rispose se era vero o era uno scherzo… ma le dissi che era vero e che avrei voluto farlo perché lei diceva cose bellissime.
La cosa infatti che mi colpì di più era il suo ringraziamento alla malattia perché solo allora era entrata in contatto con Padre Pio e solo allora proprio per mezzo del tumore aveva capito il senso della vita e ciò che ne era la vera essenza di gioia amore verso il prossimo comprensione e non discriminazione verso chiunque perché tutti figli dello stesso padre.
Bene mi ero messo in un bel guaio quando le chiesi poi per telefono “Azzurra di cosa vuoi parlare? “ e lei rispose “ del mio amore verso questo male che mi ha aiutato ad amare la vita”.
Tornai dalle vacanze e aspettai il rientro di tutti i miei collaboratori.
Spesso scrivo a quattro mani ma quella volta provammo a scrivere e tutti mi dissero che a comporre il brano avrei dovuto pensarci da solo perché non c’è la facevano.
Buttai tutto ciò che era stato fatto ricordo era un sabato sera di fine settembre e dissi basta vado a casa!
L’indomani tornai in studio presi i miei figli di carta nuovi e la penna e feci girare le poche note che avevo suonato…. niente.
Spazientito mi rivolsi proprio a Padre Pio e gli urlai “ E’ la terza volta che mi metti in questo casino ora mi aiuti tu!” Già perché anche con un ragazzo che venne da me in suo nome successe pressappoco la cosa di quelli … più famosi.
Insomma mi rivolsi al santo direi quasi arrabbiato.
In quel momento iniziai a scrivere di getto e ogni ad parola che scrivevo mi scendeva una lacrima. Finii di scrivere la canzone in 20 minuti credo non di più e piansi come un bambino .
Ora il bello è che la canzone era imperniata tutta attorno ad un letto di ospedale n. 23
Io scrissi quel numero non sapendo che il letto 23 era realmente il letto in cui era stata ricoverata Azzurra la prima volta e che è il giorno della morte di Padre Pio.
Quando provai a cantare la canzone per farla ascoltare ad Azzurra ci riuscii a stento perché piangevo senza riuscire a interrompere il mio pianto.
Così la feci sentire ad Azzurra e lei pianse con me perché proprio lei mi indicò il significato del numero che avevo scelto per il brano.
Così nacque “Letto 23”.
Quando la feci sentire ai miei collaboratori piansero tutti di commozione e fu un bel momento all’interno del mio studio.
Stabilimmo con Azzurra il giorno in cui sarebbe dovuta venire a cantarlo.
La notte prima di venire Azzurra ebbe febbre alta ma la mattina tutto svanì e venne a Roma a cantare, inutile raccontarvi l’emozione di quel giorno passato insieme.
Bene , decidemmo con Azzurra di presentare il brano al festival di Sanremo vista l’importanza del messaggio per i tantissimi che oggi soffrono di questo male, ma ovviamente la cosa non andò e proprio il giorno dopo che i risultati uscirono ecco che su Facebook leggo di una manifestazione , che il mio amico Mauro Ingafù organizza ogni anno per le persone che soffrono e per la ricerca.
Lo chiamai e Azzurra fu ben felice di venire a roma con Daniele , il marito per presentare per la prima volta il suo brano.
Così fu e fu molto bello presentarlo in quella occasione piuttosto che a Sanremo.
Usciti dal teatro dissi ad Azzurra che il video era pronto e avrei voluto prendere proprio le immagini vere di quando lo cantò in studio la prima volta.
Lei fu d’accordo e poi dissi anche che il devoluto dell’incasso doveva essere messo a disposizione di un centro per tumori.
Non so perché la mattina dopo mi svegliai e vidi il volto di Irene Gaeta impresso nella mente. Feci tutto il percorso indietro e capii che tutto sarebbe dovuto andare a quel ospedale voluto dal santo padre in Calabria e in un momento in cui Irene ha forte bisogno di sostegno.
Infatti la chiamai e stranamente il suo telefono squillò libero e mi disse di andare da lei.
Parlammo di tutto ciò che era successo nel tempo in cui non ci eravamo visti e parlai di Azzurra e del progetto che avevamo per la ‘ cittadella di padre pio’ che volle per mezzo di Irene per curare i bambini ammalati di tumore e per includere un importante centro di ricerche nella stessa struttura.
Azzurra ed Irene si telefonarono e così parti questa iniziativa.
In solo una settimana il brano inizia a girare non solo in Italia ma anche fuori ed è diventato il brano simbolo dell’associazione oncologica italiana.
In questo momento Azzurra viene ricoverata per una forte ricaduta… prego e pregherò ancora per lei perché possa cantarla ancora e dare speranza a molti che lottano ogni giorno con questo male.
Cosa può fare la musica……..
Il brano di Azzurra LETTO 23 lo trovi QUI