Il messaggio di fondo di “Presente” è che non è mai troppo tardi per ritrovarsi e darsi una seconda possibilità, e Cristian Grassilli sviluppa questo tema attraverso dieci inediti che approfondiamo in questa intervista esclusiva
di Luca Moschini
Abbiamo incontrato Cristian Grassilli, classe 1978, cantautore, psicologo e psicoterapeuta. Dopo aver ascoltato il suo nuovo album abbiamo avuto il piacere di potergli fare alcune domande sulla sua attività ma anche sui grandi dilemmi esistenziali della vita.
Prima di addentrarci nella presentazione del tuo nuovo lavoro, vorrei chiederti subito qualcosa rispetto alla copertina del tuo disco. Curioso l’elefante, animale pachidermico, appoggiato su un tappeto volante, perché questa scelta?
“…Leggero come un elefante su un tappeto volante…” è un verso della canzone Leggerezza, contenuta nel cd. Ho scelto di rappresentarlo in copertina perché l’elefante, animale dotato di grande memoria, simboleggia il portare con sé il proprio “passato” – con a volte i “pesi” connessi –. Mi piace l’idea che questo pachiderma, metafora dell’uomo, si possa concedere questo volo leggero nella vita, diretto verso un futuro ancora da scoprire, immortalato nel presente in questo bellissimo disegno, realizzato dalla grafica e illustratrice bolognese hellobea.
Presente è un progetto il cui filo conduttore è la rinascita, la resilienza, il perdonare soprattutto se stessi. Quando hai iniziato a scrivere i brani questo progetto era già chiaro o è nato pian piano nelle tue canzoni?
Nel cd ci sono canzoni più e meno recenti: le canzoni che ruotano intorno ai temi che hai riportato sono le ultime che ho scritto, figlie di un mio avvicinamento alla meditazione buddista e a letture sull’argomento effettuate negli ultimi due anni. Il progetto, quindi, non era chiaro fin dall’inizio: ha preso corpo e sostanza nel tempo, nutrendosi e intrecciandosi a interessi – e vicende – personali da cui sono nate le canzoni che, a posteriori, hanno assunto una coerenza d’ insieme.
Il sentimento che emerge nei dieci brani del disco è di positività, suggerisce chiaramente che tutti possono avere una possibilità, un’occasione, per ripartire. Qualunque cosa accada nella vita. Quanto una canzone può aiutare chi la ascolta in tale intento? E’ capitato anche a te, almeno una volta, di far ricorso alla scrittura di una canzone come occasione per ripartire?
Una canzone è un caleidoscopio di suoni e parole che ci tiene compagnia e, a seconda del momento di vita in cui la ascoltiamo e della storia che abbiamo alle spalle può assumere significati diversi per ciascuno. Talvolta ci identifichiamo in una canzone, come se ci sapesse “raccontare” meglio di qualunque altro, come se ci invitasse un po’ a conoscerci meglio: può esserci d’aiuto per riflettere su noi stessi, per incoraggiarci…ma poi tocca a noi fare il passo per cambiare. Sì, in realtà mi è capitato più di una volta: mi vengono in mente due canzoni a tema che ho scritto “Abbi cura di te” e proprio “Si rinizia”, scritta dopo un mio periodo di blocco creativo. L’incipit del brano è a dir poco eloquente …“Si rinizia da dove ho lasciato/da un temperino arrugginito/ e dal blu di quella gomma/ che col tempo è scolorito”.
Tu sei un cantautore, componi musica e testi, racconti storie personali e di altri. Ascoltando il disco ho ritrovato atmosfere gucciniane e so che hai anche collaborato con lui. Cosa vuol dire per te scrivere un testo? E scrivere confrontandoti con un mostro sacro come Francesco Guccini?
Scrivere un testo per me significa riuscire a raccontare una storia in immagini, in parole che sappiano poi rimbalzare l’un l’altra, intrecciandosi con i loro suoni e riempendo di nuovi significati un tema che mi è caro.
E’ un gioco simile a un cruciverba, visto che si parte da un’idea iniziale, da un indizio, e si va alla caccia di una parola, che non sempre si svela in tempi brevi. Aver avuto la possibilità di conoscere Francesco Guccini e di collaborarci la considero una grande fortuna e un grande regalo della vita: 10 anni fa Guccini aveva scritto una prefazione per un libro/cd di canzoni sul tema della salute mentale “Psicantria: manuale di psicopatologia cantata” che ho realizzato insieme a un amico cantautore e psichiatra di Modena, Gaspare Palmieri, con cui abbiamo fondato il progetto Psicantria. Abbiamo poi scritto un brano “Notti” che abbiamo fatto ascoltare a Francesco e ha deciso di inserirlo nel suo ultimo cd, “L’ultima Thule”, ritoccando il testo in alcuni punti. Per noi è stata un’emozione fortissima, gli sono molto grato.
Oltre all’attività cantautorale sei uno psicologo. Il lavoro di psicologo ha alcuni punti di contatto con il lavoro da musicista perché il musicista che sta di fronte al pubblico deve saper cogliere e stimolare le reazioni di chi lo ascolta e lo guarda, esattamente come fa uno psicologo. Allora ti chiedo quanto le due professioni si contaminano, e quanto si influenzano?
Penso che le due professioni abbiano in comune la parola “ascolto”: ascolto dell’altro, della sua storia, del suo linguaggio e del suo modo di esprimersi, attraverso l’uso di processi di sintonizzazione che passano indiscutibilmente attraverso la relazione che si co-costruisce, dalla sala prove allo studio di psicoterapeuta. In me le due professioni si influenzano e si contaminano ogni giorno, poiché mi danno la possibilità di crescere, di conoscermi più a fondo e di avere il privilegio di uno sguardo sul mondo che passa – anche – attraverso le persone con cui lavoro. Capita poi che nel lavoro con gli adolescenti chieda di ascoltare le loro canzoni preferite in seduta, delle quali poi parliamo: quei piccoli scrigni di 4 minuti possono essere una più facile chiave di accesso alla loro vita, ai loro racconti per farsi conoscere più a fondo. Mi piace tantissimo.
Questa situazione generata dalla pandemia, ha creato forte disagio sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista psicologico. Gli eventi, così come i concerti, sono stati cancellati. Sappiamo che andare ad un concerto non significa solo assistere ad un live ma è momento di incontro e scambio. Che tipo di ripercussioni psicologiche e culturali può comportare nelle persone l’astinenza da aggregazione, socializzazione e condivisione?
Fin da piccoli iniziamo a costruire la nostra identità, il nostro sé, grazie alla presenza di un altro significativo che si prende cura di noi: questa pandemia ci ha costretto a limitare i contatti, le relazioni e i rapporti come li conoscevamo, togliendoci così un nutrimento prezioso per sentirci capiti, ascoltati e per condividere le nostre esperienze. Tutto ciò ci sta ancora mettendo a dura prova dopo un anno, e la solitudine e la privazione di socialità hanno avuto, su alcune fasce di persone, un aumento della sofferenza individuale, come riportano recenti dati su un aumento del malessere soggettivo, soprattutto tra i giovani.
Per la composizione utilizzi maggiormente, se non totalmente, strumentazioni acustiche. Immagino che anche live, quando si potrà, porterai uno spettacolo acustico. Hai già qualcosa in mente?
Sì, mi piacerebbe che gli arrangiamenti delle canzoni si possano aprire a più formazioni possibili, risultando così adattabili a diversi contesti live. Mi accompagno con il piano o la chitarra e questo mi offre la possibilità di creare diverse sonorità e situazioni live di duo, trio o quartetto. Considero preziosa la presenza di Lorenzo Mantovani (bravissimo chitarrista e arrangiatore del disco) con il quale ho un rodato feeling nei live e concludo dicendo che la formazione che mi piacerebbe di più ricreare è riunire sul palco tutti i musicisti che hanno suonato nel disco.
Per chi fosse interessato ad ascoltare il disco “Presente” lo può trovare su spotify. Per chi volesse acquistare la copia fisica del cd, visto che è privo di distribuzione nei negozi di musica, può farne richiesta scrivendomi in pvt sulla mia pagina artista di Facebook.
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CRISTIAN GRASSILLI “PRESENTE” il nuovo disco di Musicoterapia