di Cristiano Celeghin
Dardust, con il suo “Duality“, ha mostrato ieri sera al Grado Festival Ospiti d’Autore le sue due anime musicali.
Il concerto, diviso in due atti, inizia con Dario Faini – il vero nome dell’artista – solo al piano per accompagnarci in un primo viaggio fortemente introspettivo. Un ascolto classico, posato, accompagnato da visual suggestivi. In questa prima parte il pubblico, seduto, è coinvolto attraverso la richiesta di dare il beat, sia attraverso lo snap delle dita che con il battito delle mani. Qualcuno si accorge che il tempo scandito in questo modo non è poi così regolare ed esclama: “Dario, siamo scarsi!“. Non importa, alla fine del pezzo Dardust applaude ugualmente rivolto alla platea, avendo apprezzato l’impegno.
Di tutt’altro tenore il secondo atto. Tanto intimista la prima parte, quanto esplosiva la seconda, in cui Dardust è raggiunto sul palco da Vanni Casagrande e Marcello Piccinini per formare un trio capace di produrre un autentico muro di suono. Cambia completamente anche la scenografia, le luci diventano protagoniste e si integrano con i visual che, a loro volta, assecondano i temi evocati dalla musica. Molte e molto varie le contaminazioni riconoscibili, da “Odissea Veneziana” dei Rondò Veneziano, passando per la Taranta, fino ad arrivare ai manga, il denominatore comune è il ritmo, scandito dalle percussioni suonate a tratti da tutti e tre i protagonisti. Il pubblico adesso è in piedi, riversato sotto il palco, tutti ballano trascinati dall’elettronica.
Due ore volano via in un attimo, i temporali di questi ultimi giorni ci hanno fortunatamente risparmiati. Dardust ringrazia e saluta il suo pubblico con un annuncio: “Ci vediamo a gennaio nei teatri“. Non vediamo l’ora!