di Cristiano Celeghin
I Wolfmother sono una rock band australiana fondata nel 2000 dal chitarrista e cantante Andrew Stockdale. In oltre 20 anni di attività hanno pubblicato 6 album in studio, ma la loro notorietà è cresciuta nel tempo grazie alle performance live. I Wolfmother si sono infatti esibiti nei maggiori festival a livello mondiale, come Coachella o Lollapalooza.
La formazione è cambiata varie volte nel corso del tempo, ma tutto continua a girare intorno all’insostituibile fulcro costituito da Stockdale, frontman e vera anima del gruppo.
In quest’estate 2024, i Wolfmother stanno attraversando l’Europa con un tour che prevede 37 date in 15 Paesi. Domenica scorsa, 4 agosto, la band è stata protagonista di un concerto al Festival di Majano. Li abbiamo sentiti e, sì, è stato come fare un tuffo nel passato, quando i concerti erano semplicemente una band che suona i suoi strumenti su un palco dove non c’è nient’altro che distolga l’attenzione.
La serata è stata aperta dal gruppo locale dei Broken Wings, che hanno scaldato il pubblico di Majano con una solida esibizione di circa un’ora. Giusto il tempo di riorganizzare il palco e, mentre tutti attendono l’inizio dello show, appare improvvisamente Stockdale, birra in mano, per un ultimo controllo di persona che tutto sia a posto. Non si dovrebbe salire sul palco prima dell’inizio del concerto, ma anche questo è rock. Qualche minuto dopo le 22, acquisito nel frattempo l’ottimo quinto posto di Jacobs nella finale dei 100m alle Olimpiadi di Parigi, il concerto inizia.
E sarà un concerto essenziale, sotto ogni punto di vista.
Attualmente, i Wolfmother sono in tre: oltre a Stockdale, la band è completata da James Wassenaar e Christian Condon. Formazione minimale, quindi, composta da chitarra e voce, basso e batteria. Non serve altro, se sai suonare questi strumenti, per fare del buon rock.
Salito sul palco e accolto dal boato del pubblico, Stockdale raccoglie la sua Gibson SG da terra: non userà altre chitarre nel corso della serata, quindi non servono supporti per appoggiarle. Innesta il jack passando il cavo attraverso la tracolla e inizia a suonare. Il look è semplice che più di così non si può: jeans, t-shirt e scarpe da tennis. Le posizioni della band sono definite e fisse per tutta la durata dello spettacolo. Stockdale rimane sul fronte del palco, all’interno dello spazio coperto dalle sue spie e senza allontanarsi troppo dalla pedaliera e dal microfono. Suona anche i passaggi impegnativi guardando in faccia il pubblico, le mani si muovono veloci e sicure su corde e tastiera della “diavoletto” nera. Sull’asta del microfono non ci sono portaplettri carichi di souvenir da lanciare nel parterre, userà lo stesso plettro per tutto il concerto.
La scenografia è minimale, costituita da un’immagine fissa del logo della band proiettata sul fondale. Non c’è la macchina del fumo e i led indulgono sul bianco, con accenni di colore mai troppo invadenti. Niente da nascondere, non servono distrazioni, qui ci sono tre musicisti che sanno il fatto loro e non hanno difficoltà a riempire lo spazio ed il tempo.
La scaletta di Majano:
- Dimension
- Rock Out
- Woman
- White Unicorn
- Apple Tree
- Midnight Train
- California Queen
- Vagabond
- Pyramid
- Victorious
- Whole Lotta Rosie
- Gypsy Caravan
- New Moon Rising
- Rock’n’Roll Survivor
- Colossal
- Joker and the Thief
- Stay a Little Longer
- Rock and Roll
- Love Train
Il concerto scivola via veloce, in un’ora e mezza i Wolfmother propongono le canzoni più famose del loro repertorio. Spiccano su tutte “Woman”, oltre alla hit “Joker and the Thief”. In aggiunta, le cover di “Whole Lotta Rosie” e “Rock and Roll”, per omaggiare due band, una australiana e l’altra inglese, che hanno avuto un discreto successo e hanno chiaramente influenzato i Wolfmother.
Abbiamo avuto quello che cercavamo. Una serata trascorsa ascoltando del buon rock, di chiara ispirazione anni ’70, suonato bene e ad alto volume da una band senza fronzoli.
Il modo migliore per onorare la memoria di chi ci ha lasciati da poco. E ci piace pensare che anche tu, Massimo, abbia potuto sentire questo concerto da lassù. E che ti abbia strappato un sorriso.