Intervista a IL VOLO -Vincitori del Festival di SANREMO 2015

Intervista a IL VOLO – Vincitori del Festival di SANREMO 2015

Le loro emozioni a caldo dopo la vittoria sul palco del Teatro Ariston

di Vincenzo Nicolello

Infilati nella tradizione italiana melodica, tanto apprezzata all’estero, ma altrettanto snobbata in Italia. Questo è Il Volo, trio di “tenorini” composto da Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble. I tre ragazzi hanno iniziato la loro carriera partecipando come solisti a Ti lascio una canzone. Il talent Rai dedicato alle voci bianche presentato da Antonella Clerici li ha proiettati nell’orbita musicale. Da quel momento è iniziata la parabola fatta di album, raccolte e concerti sia in Europa sia in America. Dal 2009 sono stati in tour, portando in giro per il mondo i brani della tradizione classica italiana con arrangiamenti moderni. Sono amatissimi oltreconfine, tanto è vero che il loro sito ufficiale è in lingua inglese. Proprio questa sorta di presunzione da star internazionale li ha resi invisi a buona parte della critica musicale, che forse avrebbero voluto un minimo di umiltà in più. Ma intanto hanno ottenuto il massimo. Tornano a casa da Sanremo con il Leone d’Oro, entrando di diritto nell’albo d’oro della sessantacinquenne manifestazione canora con il brano #GrandeAmore

Proprio alla fine di questa esperienza abbiamo raccolto le loro impressioni.

Ora che tutto è finito, qual è il vostro primo commento?

«Vorremmo ringraziare tutti gli italiani, non ce l’aspettavamo questo riscontro. Sicuramente girando il mondo, abbiamo visitato moltissimi paesi, ma questa è una delle emozioni più grandi. Da italiani non vedevamo l’ora di mostrare al pubblico come siamo cambiati. In sei anni siamo cresciuti fisicamente, emozionalmente, artisticamente. Dopo tanto girare, vorremmo spendere più tempo nel nostro paese, fare più concerti e condividere la nostra musica».

Siete giovanissimi, ma già star internazionali. E’ tutto merito vostro?

«I giovani sono importanti, ma lo sono di più le famiglie. A volte i sogni dei ragazzi sono infranti proprio dai genitori. Il nostro desiderio è sempre stato quello di fare i cantanti. Se ci siamo riusciti lo dobbiamo anche alla nostra famiglia, che ha creduto in noi e ci ha permesso ci di coltivare questo sogno. Non c’è cosa migliore di fare questo lavoro con il sorriso sulla faccia e con il sorriso di chi ti circonda».

Come è stata questa esperienza sanremese?

«Emozionante. Non avevamo mai avuto occasione di avvicinare i nostri colleghi italiani. Come noi fanno musica perché amano questo mestiere e non lo fanno certamente per il business. Ringraziamo loro per aver condiviso questa esperienza con noi. Noi stiamo arrivando e crescendo adesso ed essere al loro fianco è una cosa bellissima».

La vostra affermazione è stata accolta con un po’ di freddezza e con tante critiche…

«A quanto pare il popolo è dalla nostra parte, lo dice il televoto. Non siamo solo tre ragazzini con la voce imponente che ripropongono Un amore così grande. Abbiamo cantato a Sanremo un pezzo pop, ma arrangiato in modo classico. Nel nostro repertorio c’è anche la musica rock internazionale. Certo rispettiamo l’opinione di tutti. Il nostro genere può andare a genio oppure no. Ma una cosa ci sentiamo di dire, siamo gli unici giovani italiani che hanno il coraggio di farlo in tutto il mondo. Agli italiani diciamo: ci siamo anche noi. Le critiche fanno crescere e quindi ben vengano. Evidentemente c’è qualcuno che non ci ama, ma questo fa parte del gioco. Sta a noi rispettare anche quella parte di persone. Sarebbe ipocrita dire che siamo contenti di questa situazione, ma alla fine la maggioranza ci ha premiato ed abbiamo vinto. Tutti gli altri hanno potuto ascoltarci e questa è l’unica cosa che conta».

Tra i vostri principali detrattori ci sono i giornalisti..

«Sappiamo che i giornalisti ci hanno massacrato, dandoci voti bassissimi e parlando in modo pessimo. I nostri produttori ci hanno rassicurato, ricordandoci come anche Andrea Bocelli si ritrovò in queste condizioni. Se questo è tutto il male, ben venga il massacro della critica, perché ci renderà più forti».

Pariamo del vostro brano Grande Amore…

«E’ stato prodotto da Celso Valli. Quando l’abbiamo ascoltato ce ne siamo immediatamente innamorati e l’abbiamo inciso. Solo dopo l’abbiamo proposto al Festival per la selezione»

Come commentate i brani dei vostri colleghi?

«Purtroppo spesso ci si dimentica di chi non vince. Quest’anno il Festival ha proposto 20 brani ed altrettante emozioni. Ognuna di esse era diversa dall’altra, ma tutte erano allo stesso modo fortissime. A prescindere da chi è arrivato primo o ultimo, credo che alla fine, visti gli ascolti tutti abbiano vinto».

Cosa ci raccontate del vostro genere?

Il pop lirico è stato introdotto da Andrea Bocelli, che poi è passato alla lirica. Noi abbiamo preso il suo testimone e speriamo di esserne all’altezza. Non abbiamo la pretesa di fare musica pop, per quella ci sono tanti altri più bravi di noi».

Avete grande affinità con la romanza napoletana…

«Assolutamente sì. Questo genere musicale è nato in Italia e all’estero è apprezzatissimo. Gli stranieri molto spesso non capiscono le parole, ma apprezzano il bel canto. Questa cosa non va trascurata, anzi va perseguita. A livello internazionale siamo entrati negli Ipod dei nostri coetanei, ora vorremmo che la stessa cosa capitasse anche in Italia».

Voi siete nati con il talent Ti lascio una canzone e da buoni siciliani siete stati premiati con il televoto. La stessa cosa che è capitata nel Sanremo appena concluso. La Sicilia è sempre presente quando c’è un conterraneo in Tv?

«La Sicilia è sicuramente una terra calda e spesso cerca di premiare chi la rappresenta in positivo. I talent sono grandi trampolini di lancio e non ci vergognamo di aver usato questa strada per farci conoscere ed essere stati supportati dai nostri conterranei»

La vittoria al Festival vi iscrive di diritto all’Eurofestival. Ci andrete?

«Sicuramente. Andremo a Vienna per rappresentare l’Italia all’Eurovision Song Contest. L’unico problema che dobbiamo superare è la concomitanza con un nostro concerto all’Arena di Verona, ma credo che risolveremo tutto, spostando la data. Il contest sarà l’occasione anche per riaccarezzare un mercato (quello europeo ndr) ultimamente un po’ trascurato a discapito dell’America».

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