Ti Amo Ancora – il Racconto di quella notte di marzo
Gli Eugenio in Via Di Gioia, il gruppo musicale torinese autore della scritta enorme comparsa in piazza San Carlo nella notte tra il 28 e il 29 marzo, «Ti amo ancora», ha raccontato con un post su Instagram come sono andate le cose quella notte, le loro intenzioni, il messaggio e il sentimento d’amore che fatto radunare decine e decine di ragazzi per dare un segno forte di rispetto e voglia di migliorarsi sempre !
«Ci troviamo in piazza San Carlo a Torino, 150 ragazze e ragazzi tra i 18 e i 29 anni. Tutti accomunati da un grande sentimento di amore da incanalare, passione da far fluire, partecipazione da raccontare. È la sera del 28 marzo alle ore 21,30. Noi Eugenio in Via Di Gioia abbiamo avuto un’idea. Gridare al mondo intero la più complessa presa di coscienza che un essere umano possa affrontare. L’ammissione della colpa, la necessità di migliorare. Prendiamo la parola e proponiamo una gigantesca dedica d’amore al nostro pianeta. «Ti amo ancora».Quattromila gessetti da scuola elementare bianchi, una trentina di rotoli di scotch di carta e un metro da sartoria. Iniziamo a costruire la geometria della frase partendo dal centro. Le lettere prendono forma, optiamo per le dimensioni cubitali: 15 metri di altezza ciascun carattere. Ci organizziamo, scegliamo con perizia la tecnica, i ruoli e le soluzioni, perché crediamo fortemente che bellezza stia nei dettagli. Iniziamo a colorare».
«Inizialmente sembra una passeggiata, le lettere si colorano con una rapidità straordinaria, l’unione fa la forza. Presto però si fanno le 24 e gli ultimi pullman ci portano via metà della squadra. Sembra che il ritmo rallenti, ma tra musica sussurrata, nuove amicizie e strampalate tecniche di colorazione con gessetti, con grande stupore di tutti alle 3,30 finiamo l’ultima lettera. La stanchezza non ci ferma, il freddo non si sente, l’adrenalina ci consente di continuare a parlare tutta la notte, raccontarci le nostre vite, le nostre passioni, i nostri progetti. All’alba del 29 marzo facciamo colazione, alziamo il drone e fotografiamo il nostro grido. Finalmente ci rendiamo conto che dentro quella scritta non c’è solamente una dedica, c’è il significato più profondo di collaborazione, condivisione, comunità. Per chi se lo fosse chiesto, non è successo null’altro che questo. Ora la piazza è pulita. Tutto è tornato come prima, ma c’è una storia in più da raccontare».
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