Si è celebrata oggi, 17 aprile, nella spettacolare cornice dell’Anfiteatro del Vittoriale degli Italiani, a Gardone Riviera, la consegna a Vasco Rossi del Premio del Vittoriale.
Il Premio, giunto alla XV edizione, è conferito dalla Fondazione Il Vittoriale degli Italiani a personalità di spicco nei più disparati ambiti del sapere – dal cinema alla scienza, dalla musica alla medicina – che abbiano lasciato, e continuino a lasciare, una traccia importante del loro operato.
La motivazione della consegna del Premio del Vittoriale a Vasco Rossi:
“Al komandante che per il suo viaggio nella vita e nella musica ha inventato la definizione di ‘supervissuto’, ha costruito un genere, quello del rock italiano, adattando metrica, linguaggio e temi e rompendo ogni schema, ha sempre avuto il coraggio di osare e sfidare il tempo restando fedele a se stesso. Un ribelle gentile capace di mantenere intatta la passione, di incantare generazioni, specchiarsi nelle proprie ombre e tornare alla luce usando la bussola dell’audacia”.
La cerimonia di premiazione è stata condotta dal presidente della Fondazione, Giordano Bruno Guerri, di fronte ad un anfiteatro gremito di fan del Komandante. “Perché questo anfiteatro non si riempie così per una conferenza? Vasco Rossi non c’è, terrò una conferenza sul decadentismo europeo”. Inutile dire che nessuno dei presenti ha creduto per un solo istante a questo tardivo pesce d’aprile!
Vasco entra in scena accolto dai cori che siamo soliti ascoltare a San Siro e in tutti gli altri luoghi dove si raccoglie il suo popolo. “Vedo che siete sempre molto entusiasti!”
“Sono molto onorato di ricevere questo premio così importante per la cultura, perché sono un cantautore. Il termine ‘poeta’ lasciamolo a D’Annunzio, io scrivo parole con la musica. Arrivano più velocemente.” Dopo aver visitato il Vittoriale, accompagnato dal presidente, Vasco racconta: “Ho imparato molte cose su D’Annunzio, che a scuola non era molto nominato. Erano gli anni ’60. Conosco Pascoli, Manzoni, ma di D’Annunzio solo ‘Taci'”.
Prosegue: “D’Annunzio era un comandante vero, dell’aeronautica. Io sono il Komandante, con la k. Questa definizione mi è stata data un po’ per scherzo… da un’amica bolognese… Nel senso che sono un Komandante che non ha mai comandato niente in realtà… Faccio fatica anche a comandare me stesso!”
Guerri chiede quindi a Vasco: “Mi racconti come scrivi?”
“La canzone d’autore è una forma d’arte moderna che si avvicina alla poesia. Innanzitutto, devo essere in una dimensione senza tempo, niente orari. Ascolto la musica, strimpello la chitarra, escono armonie. Cerco di dare parole alle armonie senza usare la razionalità. A volte escono frasi senza senso e bisogna lasciare perdere. Poi esce: ‘Ho guardato dentro una bugia e ho capito che è una malattia’. Non so neanche mai se arriverò alla fine della canzone. A quel punto, però, ho la soddisfazione enorme di sentirla anch’io!”.
“Le canzoni che scrivo io sono provocazioni. Albachiara era una ragazzina che scendeva dalla corriera, l’ho raccontata senza conoscerla. Poi l’ho conosciuta, ma lei non si trovava nella canzone!”.
“Quando poi canto le canzoni dal vivo, mi tornano in mente le parole che avevo scritto e entro nell’emozione. Se quell’emozione la vivono cinquantamila persone, allora è un’emozione molto forte. Io chiamo quei momenti ‘comunione e liberazione’ (e sorride al pubblico, ndr). Loro dicono: ‘Tu mi leggi dentro’. No, io leggo dentro di me. Tutti, dentro, abbiamo le stesse emozioni.”
Infine, nel ricevere il suo premio, il Komandante conclude con queste parole: “Così come Bob Dylan riceve il Nobel, Vasco Rossi riceve il Vittoriale!”.
Cresce l’attesa per il “Tour dei record” e per la nuova scaletta, annunciata da Vasco come “… più sul sociale, più incazzata”.